Era l’8 novembre 1895 quando, nella piccola cittadina bavarese di Würzburg, il fisico Wilhelm Conrad Röntgen scoprì la radiazione elettromagnetica nell’intervallo di frequenza, nota al mondo come “raggi X”. Fu la moglie Anna, che accettò di sottoporre la mano ai raggi per 15 minuti (e infatti nella prima storica radiografia si nota l’anello nuziale al suo anulare) e poi, spaventata alla vista delle sue ossa mentre era ancora in vita, non volle più mettere piede nel laboratorio. Nel giro di quattro settimane dalla pubblicazione del lavoro, il nome di Röntgen era in quasi tutte le pubblicazioni scientifiche europee, raggiungendo una fama mai vista prima a livello mondiale.
In poco tempo i raggi X divennero un importante strumento di diagnosi, consentendo per la prima volta ai medici di controllare l’interno del corpo umano senza ricorrere alla chirurgia, fotografando l’invisibile! Molto spesso, tuttavia, il contrasto “naturale” degli organi del corpo umano e delle loro possibili lesioni si dimostrava insufficiente a consentire l’evidenziazione. Per questo motivo venne sviluppata una serie di mezzi di contrasto, cioè di sostanze relativamente opache ai raggi X, che opportunamente immesse negli organi corporei, permettevano di incrementarne la visibilità radiologica naturale. Nei decenni a seguire sono entrate in uso clinico altre tecnologie, come l’ecografia e la risonanza magnetica, tanto che si è iniziato a parlare di diagnostica per immagini in senso più generale, per indicare il processo attraverso il quale è possibile osservare un’area di un organismo non visibile dall’esterno. I raggi X tutt’oggi rappresentano la base della diagnostica, ma la ricerca si sta muovendo sempre di più verso sistemi integrati di cure personalizzate e predittive.
Quella della Diagnostica per immagini può essere considerata una delle dieci scoperte più importanti nella storia della Medicina. Una scoperta che ha rappresentato un’autentica rivoluzione scientifica che nel tempo ha contribuito a salvare milioni di vite.
Bracco, leader mondiale, ha voluto raccontare questa disciplina attraverso un grande progetto creativo: “The Beauty of Imaging”, una mostra innovativa realizzata da Marco Balich, Studio Giò Forma e Mauro Belloni, che ha usato il linguaggio dell’arte pop per far comprendere i meccanismi e l’importanza della diagnostica, con un occhio particolare per i più giovani.
Pensata per festeggiare il 90° anniversario del Gruppo, esposta nel 2017 alla Triennale di Milano, “The Beauty of imaging” è stata in seguito portata alla Città della Scienza di Napoli in un ideale gemellaggio tra Nord e Sud all’insegna della cultura scientifica, per approdare infine, in un nuovo formato tecnologico, all’ECR di Vienna e nel Padiglione Italia all’Expo di Dubai 2020.