Questa storia ha a che fare con la Storia con la S maiuscola. Siamo nel 1811, a Roma: Napoleone Bonaparte Re d’Italia, all’apogeo della sua gloria, decide di fare del Palazzo del Quirinale la seconda reggia imperiale per accogliere sua moglie Maria Luisa d’Asburgo-Lorena e il loro figlio Napoleone Francesco, che aveva ricevuto il leggendario titolo di Re di Roma. L’idea guida è quella di assimilare l’impero napoleonico a quello romano rievocando i fasti imperiali. Questa simbolica scelta, probabilmente suggerita dall’architetto italiano Raffaele Stern, determinò la necessità di intraprendere notevoli lavori per adeguare il palazzo alle esigenze della coppia imperiale in occasione della prevista visita a Roma nel 1812, mai realizzata a motivo della sfortunata campagna di Russia.
La Galleria di Alessandro VII Chigi, affrescata da Pietro da Cortona nel 1655-1656, era lunga circa 75 metri, e Napoleone ordinò a Stern di suddividerla in tre grandi sale da destinare agli appartamenti dell’imperatrice. Le modifiche introdotte da Stern furono molto impattanti: le finestre che ad oriente davano sul Cortile d’Onore furono murate, le pareti con le splendide pitture cortonesche ricoperte con uno scialbo colore incoerente.
Negli anni Duemila, la Presidenza della Repubblica decise di intraprendere un’opera di recupero della situazione seicentesca. Qui entrò in gioco Fondazione Bracco che nel 2011, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, celebrò la ricorrenza con un’iniziativa culturale memorabile: partecipare al restauro della Galleria di Papa Chigi al Palazzo del Quirinale riportando alla luce uno dei tesori più straordinari del patrimonio storico-artistico italiano.
La Galleria è collocata infatti all’interno della residenza ufficiale del Presidente della Repubblica e il restauro ne ha messo in luce tutte le caratteristiche peculiari di un tempo, vale a dire la potenza evocativa delle decorazioni seicentesche delle pareti e la loro originale luminosità grazie al ripristino delle finestre sul cortile d’onore delle tre sale dell’Ala Sista del Quirinale – la Sala Gialla, la Sala di Augusto e la Sala degli Ambasciatori.
“Siamo profondamente onorati per essere stati ammessi come partner di un restauro così prestigioso proprio al Quirinale e per di più in occasione del 150° anniversario dell’Unità”, affermò all’epoca Diana Bracco. “Il nostro impegno nella cultura vuol essere un messaggio forte di bellezza, determinazione e ottimismo. Una società colta è una comunità coesa, consapevole e sensibile”. L’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a proposito di questi restauri, volle riconoscere la bella collaborazione pubblico-privato ringraziando Bracco.
La collaborazione fu un tale successo che tornò a ripetersi pochi anni dopo, quando Fondazione Bracco fu di nuovo partner del Quirinale nell’organizzazione della mostra “Il Principe dei sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino”: l’esposizione presentava i venti arazzi cinquecenteschi commissionati da Cosimo I de’ Medici per la Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio. Gli arazzi, che raffigurano la storia di Giuseppe, nel 1882 furono divisi per volere dei Savoia tra Firenze e il Palazzo del Quirinale. Dal 17 febbraio 2015 per un intero anno tornarono eccezionalmente ad essere esposti insieme, per volere della Presidenza della Repubblica Italiana e del Comune di Firenze, in una mostra unica, sostenuta appunto da Fondazione Bracco, che toccò le città di Roma (Salone dei Corazzieri del Palazzo del Quirinale, 17 febbraio-12 aprile), Milano (Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, 29 aprile-23 agosto) e Firenze (Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio, 16 settembre-15 febbraio 2016).
“Nel corso della prossima Expo di Milano gli occhi del mondo saranno puntati sull’Italia e in particolare sul suo straordinario patrimonio culturale”, scriveva il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel volume dedicato alla mostra che celebrava uno dei momenti più alti della storia dell’arte del ‘500.